CHE BELLA GIORNATA

QUE BELLA JORNADA



SINOPSIS Checco consigue un puesto como oficial de seguridad en la Catedral de Milán. En poco tiempo, su ineptitud lo convierte en una verdadera amenaza para el patrimonio artístico milanés. Mientras tanto, conoce a Farah, una estudiante de arquitectura que finge ser francesa, pero que en realidad es árabe. La chica se da cuenta de que Checco, tan torpe e ignorante, podría ser un aliado perfecto para cometer un atentado terrorista contra la Madonnina. (FILMAFFINITY)

Obtuvo un enorme éxito de público en Italia, obteniendo una recaudación de más de 40 millones de euros en taquilla, lo que la convierte en la segunda película más taquillera de la historia en este país (sólo por detrás de "Avatar").FILMAFFINITY



FICHA TÉCNICA
TITULO ORIGINAL Che bella giornata
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 97 min.
DIRECCION Gennaro Nunziante
GUION Gennaro Nunziante, Checco Zalone
MUSICA Checco Zalone
FOTOGRAFIA Federico Masiero
REPARTO Checco Zalone, Nabiha Akkari, Ivano Marescotti, Annarita del Piano, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Luigi Luciano, Anna Bellato, Cinzia Mascoli, Giustina Buonomo, Edoardo Pavese, Michele Alhaique, Bruno Armando, Matteo Reza Azchirvani
PREMIOS 2010: Premios David di Donatello: Nominada Mejor canción original
PRODUCTORA Medusa Film / Taodue Film
GENERO Comedia | Terrorismo(1)






COMENTARIOS:
Per un comico che viene dalle tavole del palcoscenico non è facile avere successo al cinema, perchè una cosa è uno spettacolo, che si nutre del contatto continuo con il pubblico, e una cosa è un film, che poggia su una molteplicità di piani narrativi distinti e ha tempi e ritmi sostanzialmente diversi. Quando poi il punto di partenza è il cabaret, che per sua stessa natura si affida alla forza dirompente di numeri stringati e spesso accompagnati da canzoni, il passaggio risulta ancora più difficile. Non lo è stato, a fine anni '70, per molti talenti del Derby (a cominciare da Diego Abatantuono), e non lo è, oggi, per Checco Zalone, vera e propria star delle ultime edizioni di Zelig, dove ha spopolato con le sue parodie di mostri sacri della musica leggera italiana. Già protagonista di Cado dalle Nubi, Zalone, al secolo Luca Medici, si conferma, con Che bella giornata, un'alternativa validissima alle tante commedie nostrane, (natalizie e non) che sempre più spesso sfruttano formule abusate e meccanismi fin troppo collaudati. L'originalità, invece, della "zalonica maniera" – e il merito è anche del regista e cosceneggiatore Gennaro Nunziante – sta sia nella maniera di rappresentare i mali della nostra società, sia nel personaggio che in questo contesto si trova ad agire e a cercare una collocazione. Ribattezzato dal produttore Pietro Valsecchi "Candido dei giorni nostri", il pugliese Checco unisce all'ingenuità della celebre creatura nata dalla fantasia del filosofo Voltaire una quasi totale anarchia mescolata a una sana e robusta ignoranza. Il suo sguardo incantato e la sua fascinazione verso il successo che può derivare da una carriera come cantante o come bodyguard non arrivano mai a privarlo di una solida morale, che si esemplifica in primis nella difesa del valore famiglia e in una meridionalità che fa rima con grande senso di ospitalità. Protetto dalla sua scarsa conoscenza delle italiche cose, in Che bella giornata Checco Zalone riesce a vedere al di là delle differenze di religione e accoglie nella sua sgangherata cerchia di affetti una ragazza araba che vorrebbe far saltare in aria la Madonnina del Duomo di Milano (questo, naturalmente, lui non lo sa). Un simile gesto lo rende un uomo aperto e tollerante, anche se la sua convinzione che tutti i mussulmani abitino un immenso paese chiamato Islam la dice lunga sulle nostre lacune culturali. Laddove però il personaggio rivela acume e capacità di analisi è nella conoscenza dei nostri vizi peggiori, a cominciare dalle raccomandazioni a ogni livello che rendono perfettamente inutile, specialmente per chi è giovane, studiare o lavorare alacremente. Sono amare verità, suggerite e non urlate, che vengono enunciate sia dal protagonista che dai personaggi secondari: un compiacente vescovo milanese con il volto di Tullio Solenghi, un carabiniere pignolo e competitivo impersonato da Ivano Marescotti, un cuoco dell'esercito reso magnificamente da Rocco Papaleo. La presenza di queste figure e dei bravi attori che le interpretano è l'altro punto di forza di Che bella giornata, una commedia di situazione che, allontanandosi dal pericolo di un one-man show, finisce per diventare una vicenda collettiva, un coro in cui ogni voce dice qualcosa di intelligente, fresco, diverso e politicamente scorretto al punto giusto. Carola Proto (2)



Zalone ci costringe a ridere fino alle lacrime di noi stessi e bissa la sorpresa dell'esordio Checco, security di una discoteca della Brianza, sogna di fare il carabiniere ma viene respinto al colloquio. Grazie alla raccomandazione di uno zio presso il vescovo di Milano, si ritrova a lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo. Qui conosce Farah, una ragazza araba che si finge studentessa di architettura per avvicinare la Madonnina, ai piedi della quale medita in realtà di depositare una bomba per vendicare l'uccisione della sua famiglia. Checco abbocca immediatamente all'amo di Farah -lui pugliese di madre tarantina e lei "francese di madre bina"- ma quel che la ragazza non può immaginare è che la maggior minaccia per il prossimo e per il patrimonio artistico italiano è rappresentata da Checco stesso: un esplosivo connubio di ignoranza e beata, razzista ingenuità. Alla seconda prova cinematografica, Checco Zalone, il personaggio creato da Luca Medici per portare a galla il peggio del "buon uomo" italiano, conferma di possedere una scintilla di genialità, che gli permette di conquistare critica e pubblico, distraendoli persino dalle enormi debolezze di fattura dei suoi film. Più idiota di Clouseau, più ingenuo di Mr Bean, maschera poco italiana dell'italiano medio in soluzione concentrata, Zalone non conosce pudore né timore, nemmeno in fase di scrittura, e dunque si scaglia contro le missioni di pace così come contro Chiesa e clero (gli angeli e i demoni di "don Brown", insomma), come pochi altri oserebbero fare al di là di una battuta, così in grande stile. Che Bella Giornata non prosegue Cado dalle nubi, il setting è stato azzerato e ripensato in toto, ma estingue per sempre il dubbio che il comico avesse un unico colpo in canna, fatto della somma delle sue sparate televisive, e ci permette di salutare davvero l'avvento di un talento così intelligente da prendere il proprio pubblico come target nel senso letterale di bersaglio (sviando minimamente le indagini quando seleziona l'Islam a pretesto, per impugnarlo in realtà come uno specchio impietoso). La trovata dell'agente di sicurezza, versione italiota della spia che altrove ha combinato guai immensi (una per tutte, Johnny English), inserisce il nostro idiota del villaggio nel cuore delle relazioni istituzionali, alzando dunque il tiro rispetto all'ambientazione familiare del primo film, ma conservando perfettamente la portata disintegrante del protagonista in quanto elemento (la definizione è di Marescotti) "socialmente scorretto" prima e forse più che politically uncorrect. Regia di Gennaro Nunziante, musiche diabolicamente indimenticabili di Checco Zalone. Marianna Cappi(3)

 

Partiamo subito dalla questione più spinosa: Che bella giornata, secondo film di Pasquale Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha polverizzato ogni record di incassi in Italia; attualmente le cifre si attestano attorno ai 31 milioni di euro, ma è molto probabile che questa cifra sia destinata a crescere, essendo uscito solo da 12 giorni. Nei primi due giorni ha addirittura superato il bottino raggranellato da Avatar, che dalla sua aveva la maggiorazione del biglietto dovuta all'uso del 3D, mentre per quanto riguarda l'incasso totale ha già infranto di poco il record di La vita è bella di Benigni. Con queste premesse in testa mi sono dunque recato al cinema a vedere la pellicola preferita dagli italiani, probabile indice della comicità che dovrebbe andare per la maggiore nel nostro Paese. Non seguendo particolarmente la comicità seriale tipo Zelig o Colorado Café il personaggio Checco Zalone (nome preso di peso dall'espressione barese "che cozzalone", che significa cafone) mi era di certo non sconosciuto ma neanche così familiare. Avevo comunque avuto modo di saggiare i suoi sberleffi caratterizzati da giochi verbali, finte sgrammaticature, battute sulla cafonaggine e il malcostume degli italiani, proposti sia in modo raffinato che più "di pancia". Com'era facile prevedere il film non è un capolavoro, non fa neanche scompisciare dalle risate (ma, ancora una volta, eravamo in pochi a non ridere a qualsiasi battuta di Checco Zalone), né la trama è poi particolarmente interessante. Ma, e qui forse sta il fulcro della faccenda, è un film che si lascia guardare, qualche momento divertente c'è, così come. in fondo in fondo, anche quel minimo di intreccio che impedisce alla pellicola di trasformarsi in una sequela di gag scollegate una dall'altra. Il film prende le mosse dal desiderio del protagonista (stesso nome d'arte dell'attore) di divenire un addetto alla sicurezza, o, per dirla alla sua maniera, di "fare sicurezza". L'occasione si presenta sotto la forma di una raccomandazione di un vescovo interpretato da Tullio Solenghi, più preoccupato di sistemare le proprie pecorelle che di guidarne il cammino spirituale. Dopo svariati tentativi falliti, a causa della sua maleducazione, imbecillità o semplice pigrizia, Zalone viene posto a guardia della Madonnina del Duomo di Milano: qui, adocchiato da una ragazza araba e da suo fratello, diventa oggetto delle mire di Farah, che lo vorrebbe rendere l'inconsapevole artefice di un attacco esplosivo al simbolo di Milano. Tra goffi corteggiamenti, visite a parenti, confronti tra religioni e modi di vivere, Checco Zalone farà riscoprire a Farah l'ottimismo e la gioia di vivere, sviandola dal suo proposito dinamitardo. Come si diceva in apertura, nel film convivono sia situazioni fastidiosamente irritanti, quali ad esempio la comicità vecchia di centinaia d'anni degli spruzzi d'acqua o delle caricature (si veda il pessimo finale con il sosia del Papa, preceduto invece da un pre-finale originalmente amaro), sia trovate genuinamente divertenti, quali ad esempio il rapporto con l'amico-confidente Giovanni (Luigi Luciano, del gruppo di Maccio Capatonda), o il modo in cui vengono sbeffeggiate certe striscianti convinzioni nostrane, ignoranza e razzismo in primis. Non vengono lesinate neanche alcune, rare, stoccate ad argomenti molto scottanti, come l'intervento militare italiano in Afghanistan, descritto come un modo per pagare il mutuo e restare lontani da una casa decisamente poco ospitale. Stesso ragionamento può essere fatto anche per il protagonista, a volte simpatico nella sua idiozia, a volte irritante nella sua cafonaggine: può essere visto come una maschera satirica, un travestimento per fustigare certi costumi, ma a volte viene il sospetto che l'indulgenza sia troppo grande; alla fine della fiera non è che tutta una serie di problematiche, si pensi alle raccomandazioni o alla supposta superiorità culturale italiana, vengano convalidate, invece che osteggiate, proprio perché proposte in maniera tanto simpatica? Il rischio, quando si sceglie la strada della comicità facile e leggerissima, è proprio quello della tacita connivenza. Lungi da me accusare Zalone di disonestà intellettuale, ma sono riflessioni doverose e da proporre, soprattutto quando si pensa all'ampiezza della platea che ha assistito e assisterà a Che bella giornata. Alessio Cappuccio (4)




Anche stavolta Checco Zalone ha fatto centro Perché il suo secondo lavoro è brillante, tenero, esilarante e non stupido. Perché la comicità spesso ha il dovere di superare le barriere che dividono gli uomini. In particolar modo quando queste generano odio e violenza. Ed ecco allora “Che bella giornata”, che vede, a distanza di un anno dopo il fortunatissimo “Cado dalle nubi”, l’attore barese cimentarsi come responsabile della sicurezza. Ciò che dovrà difendere a tutti i costi è la Madonnina che svetta sul duomo di Milano. Un incarico apparentemente di responsabilità ma che per altri è in realtà solo un modo per evitare che combini disastri, dato il suo assurdo modo di agire nelle situazioni più disparate. Tuttavia , la Madonnina è presa di mira da due fratelli musulmani, Farah (la graziosa Nahiha Akkari) e Sufien (Mehdi Mahdloo), decisi a farla esplodere per pura vendetta. Il piano è semplice: Farah dovrà frequentare Checco, attirare la sua attenzione e soprattutto il suo cuore per poter arrivare alla preziosa statua e piazzarci una bomba. E il giovane, ignaro di tutto ciò, cade nella rete, anche se la ragazza, con il passare del tempo e della frequentazione, si affezionerà sempre più al suo simpatico amico mettendo in discussione i suoi loschi propositi. Pur subendo numerose critiche che hanno attaccato la pellicola per le numerose battute rivolte alle tradizioni alle musulmane, il film diretto da Gennaro Nunziante merita numerosi spunti di riflessione e i record di incassi sono più che giustificati. Si ride infatti molto, e con gusto, su molti elementi e luoghi comuni sia della religione islamica che di quella cattolica, con molto spazio satirico dedicato anche alla seconda opzione. Quello che in effetti viene detto, è che spesso il razzismo non nasce da differenze etniche o di credenze, ma dallo stesso modo di porsi nei confronti delle persone. Proprio le gag di Zalone, alle prese con una curia particolarmente dedita alla fede quanto alla raccomandazione (eccellente Tullio Solenghi nella parte del cardinale Rosselli – da applausi la scena del bacio all’anello – ), un sacerdote di buonissima volontà ma dallo scarso temperamento (Don Ivano, Michele Alhaique) uno zio pugliese (tale maresciallo dei carabinieri Capobianco, continuamente chiamato in causa come personaggio influentissimo nella risoluzione di ogni tipo di problema) che sottolinea come la logica del favoritismo esista sia al Nord come al Sud. Finendo con un amico, Giovanni (Luigi Luciano) che mostra i lati più “imbranati” dell’amore. Il tutto ammette senza peli sulla lingua il modo attuale di essere italiani, ovvero coerenti e incoerenti nello stesso identico tempo. Ma è uno stile di vita anche legato alla riscoperta delle tradizioni e dell’amicizia: proprio il personaggio di Farah dovrà suo malgrado fare i conti con questo, abituata a vivere da bambina in un mondo pieno di violenza che gli ha strappato via la famiglia e di precetti completamente differenti, e che ritroverà nelle assurdità di Checco, nelle intemperanze della madre e del padre (Anna Rita Del Piano e Rocco Papaleo), nella nonna Rosa (capace di lavorare a maglia una notte intera senza mai addormentarsi) il calore di una famiglia vera. L’unico che non riuscirà ad apprezzare il povero giovane sarà il maresciallo Mazzini (un simpaticissimo e molto professionale Ivano Marescotti), che dovrà subire senza poter porre alcun rimedio concreto, gli assurdi progetti della peggior guardia del corpo con cui gli sia capitato di collaborare “Che bella giornata” è senza ombra di dubbio il vero campione di incassi di questo inizio 2011. In opposizione ai cinepanettoni di Natale è bello poter andare al cinema e farsi delle sane risate cercando anche di imparare qualcosa di moralmente utile. Questo perché spesso i film comici italiani trascendono nell’eccessiva volgarità restando privi di senso e terribilmente vuoti nei contenuti. Ma l’opera di Zalone, grazie al cielo, e ad una bella, anzi radiosa giornata, è assolutamente diversa. E infinitamente migliore. Adriano Ferrarato (5)



REFERENCIAS:
1.- http://elcineitaliano.blogspot.com
2.- http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Recensioni/Page/?Key=4764
3.- http://www.mymovies.it/film/2011/chebellagiornata/
4.- http://spettacoli.blogosfere.it/2011/01/che-bella-giornata-checco-zalone-record-di-incassi-per-un-film-ambiguo.html
5.- http://www.wakeupnews.eu/il-nuovo-film-di-zalone-una-bella-giornata-e-anche-di-piu/

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